RAMY, USIC: “ENNESIMO CASO IN CUI SI CERCA CAPRO ESPIATORIO”
“Abbiamo appreso con profonda amarezza la notizia relativa al cosiddetto ‘caso Ramy’, in cui un nostro collega si ritrova oggi a dover affrontare l’accusa di omicidio stradale, pur essendo stato accertato che la gazzella dei Carabinieri non ha urtato lo scooter durante l’inseguimento. Ciò che lascia perplessi – e che merita una riflessione più ampia – è che al centro dell’imputazione vi sia ora la durata dell’inseguimento e la distanza mantenuta dal veicolo in fuga. Ma chi, con onestà intellettuale, può oggi stabilire con chiarezza quanto debba durare un inseguimento o quale debba essere la distanza ‘corretta’ da tenere in una situazione concitata, rapida e imprevedibile? Siamo di fronte all’ennesimo caso in cui si cerca un capro espiatorio. Un tentativo, più o meno velato, di costruire un caso mediatico a scapito di un servitore dello Stato che, quel giorno, non era lì per caso o per diletto, ma per garantire sicurezza ai cittadini. Auspico che venga fatta al più presto piena luce su questa vicenda, affinché il collega possa affrontare tutto questo con la serenità che merita. A lui va il mio sostegno personale e quello dell’Unione Sindacale Italiana Carabinieri, che non smetterà mai di difendere e rappresentare chi ogni giorno mette a rischio la propria vita per il bene comune”. Così, in una nota, Davide Satta, Segretario Generale Nazionale Aggiunto dell’Unione Sindacale Italiana Carabinieri (USIC).